www.thenumberone.it

Home

Può un esperimento distruggere il mondo?

Oggi verrà riacceso il super acceleratore di particelle LHC(large hadron collider) al Cern di Ginvera, dopo la chiusura causata da una perdita di liquido refrigerante pochi giorni dopo l' inaugurazione nel settembre 2008. L' acceleratore lavorerà ad una energia stimata di 3,5TeV(10^12 elettronVolts), per poi essere nuovamente spento a fine 2010 in previsione di lavori che porteranno ad una energia operativa di 7TeV, in modo da poter finalmente svolgere quegli esperimenti per cui è stato progettato, e soprattutto per fornire le risposte che i fisici di tutto il mondo aspettano con ansia.

C'è però il rovescio della medaglia che ha spinto non solo profani ma anche illustri luminare a muoversi in ogni possibile modo, anche attraverso azioni giudiziarie, per bloccare quello che secondo alcuni sarebbe un esperimento estremamente pericoloso. Taluni avanzano addirittura l' ipotesi che l' acceleratore si sia guastano perchè "a conoscenza" che i suoi risultati possano essere pericolosi. Insomma un segnale dal futuro, che per chi conosce anche solo a livello elementare la meccanica quantistica può non essere una ipotesi completamente campata in aria.

La meccanica quantistica è per sua natura irrazionale tanto da spingere Niels Bohr, uno dei padri della teoria, ad affermare "Chi imbattendosi per la prima volta nella meccanica quantistica non rimane scioccato, non può comprenderla". Per collegarmi all' ipotesi di conoscenza del futuro citata in precedenza, voglio citarvi un esperimento di cui si parla nel libro di Paul Davies, "i misteri del tempo", che ricordo lessi con grande entusiasmo, oramai una decina di anni fa, quando frequantavo le superiori. Leggendo un libro del genere, di carattere divulgativo, senza neanche una formula, ricordo che la prima impressione fu :" Ma è meraviglioso tutto ciò". Volevo iscrivermi a fisica, ma poi sono successe tante cose, mi sono laureato in ingegneria elettronica ed ho capito, nel mio piccolo, quante cose ci sono dietro ad ogni semplice frase che era contenuta in quel libro. Quanta matematica e quanto ragionamento...

Rimanendo in ambito divulgativo l' esperimento, che è un classico, è il seguente: si pone di fronte ad una fonte luminosa in grado di sparare uno o più fotoni, un divisorio con due fessure aperte e dietro queste due fessure uno spesso muro. Supponiamo inizialmente di accendere la fonte luminosa(che è costituita di fotoni) e andiamo a vedere cosa succede sul muro posto dietro le due fessure.

Si crea un pattern di interferenza tipico di quando più onde agiscono fra loro, con le zona di maggior luminosità corrispondente ai punti dove le onde sono in fase e quindi si rafforzano a vicenda e punti di oscurità per le zone in cui le onde non sono in fase e quindi si elidono a vicenda. Si potrebbe quindi dedurre che la fonte luminosa, in altre parole i fotoni, presentano un comportamento ondulatorio. Ripetiamo ora l' esperimento sparando un fotone alla volta, in modo da eliminare, almeno in apparenza, ogni possibile interazione fra le varie "onde". Basta aspettare un pò e si ha di nuovo una figura in interferenza. Allora forse non dipende dai fotoni, ma dal numero di fenditure.

Chiudiamo una fenditura e vediamo che succede. I fotoni ora, da brave particelle vanno ad occupare in maniera sparsa un certa area sul muro, senza creare la figura di interferenza. Certo è sconcertante, sembrerebbe che i fotoni si comportino a seconda del contesto sia da particella che da onda. Ma il bello viene adesso.

Supponiamo di appostarci *dietro* le fenditure, entrambe aperte, in modo da rilevare in qualche modo il comportamneto dei fotoni. Mettiamo in chiaro che facciamo ciò quando i fotoni dovrebbero aver deciso già deciso su come comportarsi, visto che siamo al di là delle fenditure. Cosa avviene? C'è la figura di interferenza come prima nel caso di due fenditure entrambe aperte? Incredibilmente NO! Sembra che la sola minaccia di capire il comportamento delle particelle, quando queste hanno già passato il divisorio, sia in grado di modificare la natura dell' esperimento. Nella nostra successione degli eventi avremo che al tempo t1 le particelle passano il divisorio con due fenditure, e siccome incontreranno il rilevatore al tempo t2>t1 il loro comportamento dovrebbe essere determinato solo da quello che è successo loro fino al tempo t1 e secondo quanto detto prima dovrebbero ricreare una figura di interferenza. Invece i fotoni è come se sapessero che al tempo t2 che per noi è il futuro, c'è un rilevatore pronto a rilevarli per cui manifestano un comportamento differente da quanto ci si aspetterebbe, e la figura di interferenza non si presenta. In termini tecnici si parla di collasso della funzione d' onda.

E questo è poco se confrontato al cosidetto esperimento della cancellazione quantistica in cui è possibile cambiare il risultato dell' esperimento anche dopo che l' esperimento è avvenuto! (link)

Non notate una qualche somiglianza con quanto accaduto all' lhc?. Sembra una sciocchezza ma dopotutto chi non ci dice che possa essere vero? Feynmann disse delle nanotecnologie quando ancora era anche solo difficile immaginarle, negli anni 50, "c'è tutto un sacco di spazio l' ha sotto", io direi ci sono un sacco di cose che neanche immaginiamo, e forse è un pò un azzardo mettere in piedi un esperimento limite da cui può scaturire qualcosa che va ben oltre la nostra attuale conoscenza.

Un Voyager nella mente di Giacobbo

Ultimamente il personaggio in questione mi è un pò scaduto anche a seguito della pubblicazione del suo libro sulla fine del mondo nel 2012, che credo gli abbia fruttato un bel pò di soldini speculando sull' ignoranza e sulla creduloneria della gente. Peraltro quello che dovrebbe essere palese a tutti è la risposta a questa domanda:" ma se Giacobbo crede veramente che nel 2012 ci sarà la fine del mondo tanto da aver scritto un libro che c' ha da ridere sempre...?". Chiaramente la risposta non può che essere una. Forse ride delle sue castronerie ma forse, cosa ancora più grave, ride degli stolti che come pecore corrono a comprare il libro per farsi illuminare da cotanto scienziato. Ho detto illuminare non a caso, in quanto, leggendo su un altro blog ho trovato una perla contenuta nel libro. Eccola in tutta la sue agghiacciante bellezza:"Di fatto, tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta del XX secolo, nell'atmosfera terrestre ha improvvisamente fatto la sua comparsa un numero sempre crescente di particelle di luce dette "fotoni".

Dice proprio così a pagina 127 (per chi vuole andare a comprare il libro e controllare...), in sostanza i fotoni sono quelli che ci permettono di vedere e non sono improvvisamente apparsi negli anni settanta ad illuminare le nostre vite e nemmeno ad illuminarci dal buio dell' ignoranza nel momento il cui Giacobbo ha cominciato Voyager.

Devo comunque essere sincero: ho guardato un pezzo su Nikola Tesla di una vecchia puntata su Voyager, su youtube, ed alcuni documentari sono ben fatti e validi finchè non si vuole forzare a raccontare eventi sensazionali allo spettatore, laddove invece, la realtà è molto banale.

Il documentario parla appunto di  Nikola Tesla, uno scienziato dimenticato del secolo scorso, a cui si devono importanti scoperte sull' elettricità-prima fra tutte l' utilizzo della tensione alternata per l' illuminazione al posto della tensione continua-e sul magnetismo. Uno scienziato, ma prima di tutto un uomo, che dopo essere stato deriso per anni per le sue bizzarre teorie ha visto riconosciuta postuma la sua grandezza tanto che gli è stata intitotolata l' unità di misura dell' induzione di campo magnetico, il Tesla. A partire da tale filmato in cui si accenna che del disastro di Tunguska nel 1908 si arrivò sui giornali ad accusare Tesla per i suoi esprimenti sull' elettricità nella ionosfera, girovangando tra un link e l' altro mi sono imbattuto in un video su youtube in cui si parla di un misterioso macchinario alieno situato in profondità nella steppa siberiana, con lo scopo di proteggerci dai corpi celesti in rotta di collisione con la terra. Se fosse così saremmo a posto, protetti anche da Niribu.

Chissà se Giacobbo è a conoscenza di questo: potrebbe scrivere un altro libro in cui ci rassicura da tutte le preoccupazioni che ci ha fatto venire con il primo. Secondo me sarebbe un nuovo e grande successo editoriale.

 

I cinesi eravamo noi

Si fa tanto parlare in questi giorni di posto fisso o posto flessibile dopo le dichiarazione dle ministro dell' economia Giulio Tremonti in cui si elogiava il posto fisso. Per poi prontamente smentirsi che il giorno dopo, sulla scia di Lui,quando ha detto che è stato travisato dai giornalisti cattivoni, e che in realtà lui aveva detto una ovvietà in quanto per come gli avevano posto la domanda era come se gli avessero chiesto se preferisse stare al caldo o al freddo.

La risposta per tutti noi non può che essere una sola: ci piacerebbe stare al caldo di inverno e al fresco d' estate. Siamo un pò veltroniani in questo, poi in cosa si traduca questo seguendo la logica di Tremonti non si sa bene. Forse in qualcosa del tipo mi piace molto il posto fisso però solo se mi piace dove lavoro, guardando un pò il mio collega che non sopporto mi piacerebbe anche essere un pò flessibile, quel tanto che basta per poi ritornare ad essere fisso. Mi spezzo ma non mi piego insomma: si torna sempre li.

Quello su cui concorderemmo invece tutti è che tutti vorremmo guadagnare più di quello che prendiamo, non tanto di più, il giusto.

Perchè in questi giorni si sono evidenziati, al di là delle banalità sulla frase di Tremonti, due punti importanti:

  • La flessibiltà è un concetto moderno, mentre il posto fisso è un residuo del passato
  • La globalizzazione ha cambiato il mondo e quindi anche il mercato del lavoro

Sembrano due questioni scollegate ma in realtà sono intimamente legate, in particolare in un paese come il nostro con il terzo debito pubblico del mondo, un debito che si è alimentato grazie alle scelte fatte dai nostri padri negli anni 80 e che staimo pagando adesso e pagheremo in maniera ancora più pesente in futuro se non si adattano tempestivi e forse drastici provvedimenti. In secondo luogo con la globalizzazione dei mercati, prende piena forma la teoria economica di Ricardo per cui negli scambi commerciali tra due paesi per accrescere il benessere collettivo ogni paese deve specializzarsi nella produzione dei beni per cui ha un vantaggio comparato. Mi ricordo bene di Ricardo perchè me lo chiesero all' esame di economia. Ci si ritrova quindi a valutare nella produzione di cosa l' Italia goda di un vantaggio comparato in cui conviene specializzarsi. Certo non nella tecnologia che ha segnato nel nostro paese un crollo verticale a partire dagli anni 70: l' Olivetti, la Montedison sono oramai un lontano ricordo. L' Italia non può competere con paesi emergenti come l' India e la Cina che sfornano ogni anno 1 milione di ingegneri (1.000.000!) , che vengono pagati quasi in natura per lavorare.

Rendere il nostromercato del lavoro flessibile, con il prolifere delle false partite iva dei contratti a progetto mascherati da lavoro subordinato, non può essere un modo organico di contrastare questa tendenza, ma al limite può essere una boccata di ossigeno data ad un moribondo. E il tutto a danno dei lavoratori che vedono continuamente mortifcate le loro ambizioni, e calpestati i loro diritti. Non ha senso rincorrere la Cina e l' India su questo piano ed è anzi masochistico. 

L' Italia purtroppo al momento, senza una riforma vera ed illuminata, deve puntare sui soliti cliche che tanto fanno felici gli stranieri: pizza, moda, gusto del bello. Non dico mandolino, tanto all' estero stanno già ridendo da un pezzo.

E vorrei ricordare quando dalle parti della Toscana,a Prato, non c'era casa che non avesse nello scantinato una officina  di lavorazione della stoffa al fine di battere sul prezzo le costose stoffe inglesi. Una volta i cinesi eravamo noi.

Giacobbo

Stasera Giacobbo ci delizierà con una puntata speciale di Voyager, con il malcelato intento di propagandare di straforo il suo libro che sta avendo un immeritato successo. Sono sicuro che non mancherà di mostrarcelo. Ho comprato di recente un libro sul 2012 ma mi sono guardato bene dal comprare quello di Giacobbo, anche perchè il suo lo avevo a pezzetti letto in libreria. A colpi di cinque pagine ogni passaggio in libreria credo di averne letto almeno le parti più catastrofiche con l' interesse un pò morboso che spinge le persone a comprare un  libro del genere. Perchè non posso credere che la molla per l' acquisto sia il desiderio di colmare le proprie lacune, dando quindi una implicita base scientifica alle teorie del conduttore di Voyager.

Ho invece comprato il libro Apocalisse 2012 di Lawrence E. Joseph che ha quanto meno il pregio di recare come sottotitolo "un' indagine scientifica sulla fine della civiltà". Dopo averlo letto tutto posso dire che l' autore, che non è uno scienziato ma un letterato, ha quanto meno la furbizia di rendersi ammiccante agli occhi di un lettore ben interpretando lo spirito americano di cavalcare l' onda per guadagnare.

Motori di ricerca

Ho scoperto in questi giorni l' esistenza di un nuovo motore di ricerca chiamato Wolfram Alpha creato dallo stesso autore del celebre software Mathematica, reperibile in rete al seguente indirizzo: http://www.wolframalpha.com/.

Innanzitutto cosa è un motore di ricerca? Per tutti coloro che desiderano conoscere la genesi di google e di tutti gli altri motori di ricerca che si sono succeduti nel corso degli anni (Altervista, Lycos, Yahoo,Excite, Virgilio...), consiglio il bel libro di John Battelle "Google e gli altri" che reca come sottotitolo la dicitura "come hanno trasformato la nostra cultura e le regole del business". L' autore mette in evidenza che nell' approcciarsi a qualunque cosa bisogna porsi cinque interrogativi: chi, cosa, dove, perchè, quando e quanto. Se ci pensate bene sono le domande a cui ciascun investigatore dovrebbe dare risposta nella ricerca della verità.

Procedendo per ordine:

  • Chi cerca sul web? Si potrebbe dire quasi tutti, ma non è certo una risposta esauriente anzi è piuttosto superficiale. Secondo una ricerca del progetto Pew Internet & american Life, internet è usato da circa 107 milioni di americani che quotidianamente interrogano i vari motori di ricerca per trovare risposte alle loro domande. Scendendo nel dettaglio si può però vedere che vi è una correlazione tra una cosidetta elite della popolazione ed il numero di ricerche effettuate su internet da tale elite. In particolare più siete giovani e con un elevato grado di scolarizzazione, più utilizzate i motori di ricerca. E utilizzare un motore di ricerca aumenta conoscenza, genera nuovi nuovi dubbi e quindi nuove ricerche, verso un mondo sempre più informivoro. Come mi disse un professore universitario l' uomo è un animale informivoro, si nutre cioè di informazioni.
  • Cosa cerca sul web? Sempre secondo lo studio citato, circa il 50% di tutte le ricerche usano due o tre parole, mentre il 20% soltanto una. Solo il 5% ne utilizza più di sei. E aggiungo io è anche per questo che nel rispondere a chi vuol essere milionario dove si hanno quattro opzioni, la telefonata da casa generalmente si conclude prima che si possa fornire la risposta esatta al concorrente. Probabilmente i vari motori di ricerca sono tarati per fornire una indicazione solo se la ricerca è di una o due parole essendo queste quasi il 70% delle richieste totali. Altro dato interessante è che il numero medio di domande per trovare risposta al quesito iniziale è cinque, ossia è necessario riformulare in cinque modi diversi la propria interrogazione prima di avere una risposta soddisfacente. Questo è senza dubbio un limite dei motori che forniscono tutta una serie di risultati...come si vedrà per wolframalpha il problema non si pone in questi termini. Ma allora cosa cerchiamo? A chi di noi non è capitato di cercare informazioni su se stesso per vanità, specialmente ora che con l' avvento dei social network, siamo costretti a registrarci con il nostro nome e cognome?. Riallacciandomi anche con il post di ieri sui complotti vi invito a riflettere su facebook, dandovi come indizi due cose: 1) sapete che nel contratto di accettazione del servizio autorizzate gli stati uniti d' america ad utilizzare se necessario tutte le informazioni reltive al vostro profilo, senza peraltro neanche la possibilità di potervi cancellare? Già ma chi legge i contratti, tanto sono innocui...2) Sapete che uno dei soci fondatori di Facebook è legato alla CIA? E quale miglior modo di avere informazioni aggratis se non averle spontaneamente... 
  • Dove e perchè? Noi siamo esseri abitudinari per cui scoperta una cosa che ci piace ben difficilmente passeremo ad altro anche se quest' altro è nettamente migliore. Google è il miglior motore di ricerca? Può essere ma chiediamoci perchè usiamo questo e non altri motori, se la scelta è stata il frutto di una accurata selezione o meno. Sul perchè cerchiamo la risposta è semplice: sappiamo che il web è una miniera sterminata di informazioni, la cui digitalizzazione permette di ritrovare le informazioni in tempi rapidissimi, senza dover sfogliare manualmente una enciclopedia, per poi scoprire magari che quel che cerchiamo non è presente. Sul web siamo certi che c'è tutto: basta saperlo trovare. E da qui la necessità di un buon motore di ricerca ed il perchè la ricerca è tanto importante che sia mirata.
  • Quando? Anche qui la risposta è piuttosto banale: cerchiamo quando ne abbiamo bisogno, sia dal lavoro che da casa. Il traffico dei motori tende ad aumentare al mattino ed ha un picco alla sera, quando accendiamo i nostri computer di casa alla ricerca di biglietti per il cinema, di un aiuto per i compiti o di un idraulico per aggiustare il lavandino che perde.

E WolframAlpha è un nuovo modo di fare ricerca in quanto a differenza di tutti i motori tradizionali che sputano una serie di risultati che hanno più o meno attinenza con la nostra interrogazione, questo motore di ricerca fornisce una risposta univoca che deve necessariamente combaciare con quello che cerchiamo, altrimenti la risposta è inutile. Da qui la necessità di dotare il motore di una sorta di intelligenza artificiale, presumo attraverso un pattern matching ed elaborazione dei risultati che sia in qualche modo in grado di compredere quello che abbiamo digitato.

Attenzione: il motore non deve essere dotato di coscienza per capire ma è sufficiente che dia risposte sensate alle nostre domande dandoci l' impressione più realistica possibile che comprenda il nostro linguaggio. Tutto ciò è alla base del cosidetto test di Turing, che nella versione più semplice consiste nel porre domande a degli interlocutori nascosti dietro un divisorio. Tra questi interlocutori c'è una macchina, un chatterbot. Se dialogando con questi soggetti, non si è in grado di indicare quale fra gli interlocutori è un bot, il test di Turing può dirsi superato. Ciò non vuole comunque dire che la macchina sia intelligente, ma che è in grado di simulare in maniera efficiente. Per alcuni simulazione=intelligenza, per altri no.

Credo che per il momento non sia il caso di addentrarsi in questi discorsi, vi invito a provare WolframAlpha: io digitando la frase "in which city was born Berlusconi?" ho avuto come risposta: Milano. Esatto! Google mi ritorna invece una serie di risultati in cui non vi è ombra della risposta correttaBocca sigillata.