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Strani eventi
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- Pubblicato Mercoledì, 09 Dicembre 2009 18:04
Ho letto di un evento straordinario che si è verificato nel cielo norvegese questa mattina, verso le 8 locali, documentato da video e foto per cui appare improbabile che sia una bufala. Nei video, ma ancora meglio nelle foto si vede quello che a prima vista ha tutta l' aria di essere un buco nero come ci ha abituato a vederlo il cinema holliwodiano. Non è sicuramente un buco nero, in quanto le dimensioni dell' oggetto sono tali da aumentare di massa e non potersi richiudere come invece avviene, ma anche soprattutto perchè nessuno ha mai visto un buco nero e si dubita persino che esista veramente al di fuori di sillogismi matematici.
Comunque tutto ciò che è diverso ci affascina e ci spaventa: gli immigrati ci fanno paura perchè diversi da noi visivamente e quindi si suppone anche diversi come modo di pensare, abbandanare la via conosciuta verso l' ignoto ci spaventa...cosa accadrebbe se un giorno venissimo a contatto in maniera palese con entità extraterrestri? Non parlo delle solite bufale da quattro soldi che ci propinano i vari ufologi, lunacomplottisti, mercanti di bugie e capaci di credere allo stesso tempo ed una cosa ed affermare il suo contrario, parlo invece di contatti evidenti di quelli di cui potrebbe parlare un telegiornale serio. Emilio Fede astenersi quindi. Nel caso succeda qualcosa e vediate il vostro vicino di casa sconvolto, non sintonizzatevi per nessuno motivo su rete 4 in quanto potreste vedere un titolo raccaprocciante del tipo: gli alieni sono uguali a Berlusconi e sono pure più bassi. Cose veramente da far accaponare i capelli come diceva Gerry Scotti.
Tornando invece a parlare in maniera seria volevo proporvi quello che è il cosidetto paradosso di Fermi. Un giorno del 1950 in piena euforia ufo o ovni che dir si voglia, Fermi mentre si recava a pranzo con dei colleghi universitari nei laboratori di Los Alamos, discutendo di una vignetta satirica se ne uscì con una sua tipica frase: "ma se l' universo pullula di galassie, e ogni galassia ha miliardi di pianeti e di stelle, probabilisticamente ci sarà qualche pianeta simile alla terra. Dove sono tutti quanti?"
Esistono varie risposte a questo quesito, tra cui quella sicuramente da scartare è siamo soli nell' universo in quanto statisticamente questa è uan ipotesi talmente improbabile che se fosse vera renderebbe veramente singolare il rovescio del paradosso , ossia perchè noi siamo qui?. Partendo quindi dal presupposto che esistano nell' universo altre civiltà si possono fare alcune ipotesi sul perchè non sia siano ancora messe in contatto con noi. Prima di fare ciò bisogna considerare che l' uomo è sulla terra da qualche migliaio di anni e se consideriamo l'avanzamento tecnologico si può dire che il vero grande passo in avanti è stato compiuto negli ultimi due secoli con un andamento esponenziale, ossia più si acquisisce conoscenza, più se ne crea, ma non nella stessa misura ma duplicata, triplicata, quadruplicata. Quindi 200 anni che se consideriamo che l' universo ha 15 miliardi di anni dal nostro punto di vista sono veramente una frazione infinitesimale. Si può quindi presumere che la civiltà terrestre sia teconologica primitiva rispetto a moltissime civiltà di altri pianeti. Perchè allora non siamo visitati, assodato che noi non possamo varcare il portone di casa se non per farci un giretto nel seminterrato lunare?. Possono esserci tre ipotesi:
- Anche se queste civiltà sono estremamente evolute le distanze sono tali che non è possibile percorrerle almeno secondo i dettami della nostra scienza e quindi evidentemente anche della loro.
- Comunicano con noi già da tempo ma non con segnali radio che sono ad esempio la nostra forma standard di comunicazione, ma con altri modi. Si pensi ad esempio al film Contact in cui il messaggio extraterrestre emerge dal caos di fondo secondo l' armonia dei numeri primi.
- Non sono interessati a comunicare con noi in attesa di momenti più propizi.
Io propenderei per la terza ipotesi visto che è l' unica su cui è possibile dare un giudizio di merito mentre le altre non sono nulla più che speculazioni. Come attendiamo noi tempi migliori anche loro attendono tempi migliori. I nostri tempi migliori. Se verranno.
La finzione dei reality
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- Pubblicato Domenica, 29 Novembre 2009 16:37
Oggi ho da proporvi una bella chicca che ho scovato guardando il sito di Repubblica e vi ripropongo tramite un video di youtube.
Ora che avete guardato il video direi che non ci sono più dubbi sul fatto che programmi come questi di reality non hanno nulla. Immagino che anche i concorrenti, non tutti ma una buona parte, siano mezzi attori e che i provini siano una farsa se non addirittura una truffa. Questo video andrebbe diffuso il più possibile: sarebbe il momento di liberarsi dei vari Maria De Filippi, Simona Ventura, Bruno Vespa e mi fermo qui... tutta gente che ha rovinato con la loro prepotenza ed arroganza televisiva le menti delle persone. Gente senza scrupoli che sono magari i primi a dichiarare che, loro, la televisione non la fanno vedere ai propri figli. Dico così perchè ho sentito appunto una intervista in cui un noto presentatore affermava di proibire la visione della tv ai pargoli per non turbarli(sic), senza rendersi conto che così dicendo non faceva altro che offendere se stesso ed il proprio lavoro.
Ma forse tutto può passare in secondo piano nel momento in cui ci si trova difronte un bell' assegno di sei zeri e per tale cifra scommetto che molti di noi potrebbero anche spalare un pò di letame. Turarsi il naso e spalare. Il problema magari è per chi riceve questo letame. Non credo proprio che possa essere fertilizzante...
De Andrè diceva che dai diamanti non nasce niente e dal letame può nascere un fiore ma risulta veramente difficile credere che questa cosa si possa applicare anche a noi data la differenza tra un fiore ed un essere umano. Convincerci di questa equivalenza sarebbe un insulto alla nostra intelligenza cosa che questi signori quotidianamente fanno per cui non è scontato che non riescano anche in questa impresa.
Molti d' altronde credono appunto che la televisione produca cultura, per cui non resta che da convincere chi resta.
Può un esperimento distruggere il mondo?
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- Pubblicato Sabato, 21 Novembre 2009 11:22
Oggi verrà riacceso il super acceleratore di particelle LHC(large hadron collider) al Cern di Ginvera, dopo la chiusura causata da una perdita di liquido refrigerante pochi giorni dopo l' inaugurazione nel settembre 2008. L' acceleratore lavorerà ad una energia stimata di 3,5TeV(10^12 elettronVolts), per poi essere nuovamente spento a fine 2010 in previsione di lavori che porteranno ad una energia operativa di 7TeV, in modo da poter finalmente svolgere quegli esperimenti per cui è stato progettato, e soprattutto per fornire le risposte che i fisici di tutto il mondo aspettano con ansia.
C'è però il rovescio della medaglia che ha spinto non solo profani ma anche illustri luminare a muoversi in ogni possibile modo, anche attraverso azioni giudiziarie, per bloccare quello che secondo alcuni sarebbe un esperimento estremamente pericoloso. Taluni avanzano addirittura l' ipotesi che l' acceleratore si sia guastano perchè "a conoscenza" che i suoi risultati possano essere pericolosi. Insomma un segnale dal futuro, che per chi conosce anche solo a livello elementare la meccanica quantistica può non essere una ipotesi completamente campata in aria.
La meccanica quantistica è per sua natura irrazionale tanto da spingere Niels Bohr, uno dei padri della teoria, ad affermare "Chi imbattendosi per la prima volta nella meccanica quantistica non rimane scioccato, non può comprenderla". Per collegarmi all' ipotesi di conoscenza del futuro citata in precedenza, voglio citarvi un esperimento di cui si parla nel libro di Paul Davies, "i misteri del tempo", che ricordo lessi con grande entusiasmo, oramai una decina di anni fa, quando frequantavo le superiori. Leggendo un libro del genere, di carattere divulgativo, senza neanche una formula, ricordo che la prima impressione fu :" Ma è meraviglioso tutto ciò". Volevo iscrivermi a fisica, ma poi sono successe tante cose, mi sono laureato in ingegneria elettronica ed ho capito, nel mio piccolo, quante cose ci sono dietro ad ogni semplice frase che era contenuta in quel libro. Quanta matematica e quanto ragionamento...
Rimanendo in ambito divulgativo l' esperimento, che è un classico, è il seguente: si pone di fronte ad una fonte luminosa in grado di sparare uno o più fotoni, un divisorio con due fessure aperte e dietro queste due fessure uno spesso muro. Supponiamo inizialmente di accendere la fonte luminosa(che è costituita di fotoni) e andiamo a vedere cosa succede sul muro posto dietro le due fessure.
Si crea un pattern di interferenza tipico di quando più onde agiscono fra loro, con le zona di maggior luminosità corrispondente ai punti dove le onde sono in fase e quindi si rafforzano a vicenda e punti di oscurità per le zone in cui le onde non sono in fase e quindi si elidono a vicenda. Si potrebbe quindi dedurre che la fonte luminosa, in altre parole i fotoni, presentano un comportamento ondulatorio. Ripetiamo ora l' esperimento sparando un fotone alla volta, in modo da eliminare, almeno in apparenza, ogni possibile interazione fra le varie "onde". Basta aspettare un pò e si ha di nuovo una figura in interferenza. Allora forse non dipende dai fotoni, ma dal numero di fenditure.
Chiudiamo una fenditura e vediamo che succede. I fotoni ora, da brave particelle vanno ad occupare in maniera sparsa un certa area sul muro, senza creare la figura di interferenza. Certo è sconcertante, sembrerebbe che i fotoni si comportino a seconda del contesto sia da particella che da onda. Ma il bello viene adesso.
Supponiamo di appostarci *dietro* le fenditure, entrambe aperte, in modo da rilevare in qualche modo il comportamneto dei fotoni. Mettiamo in chiaro che facciamo ciò quando i fotoni dovrebbero aver deciso già deciso su come comportarsi, visto che siamo al di là delle fenditure. Cosa avviene? C'è la figura di interferenza come prima nel caso di due fenditure entrambe aperte? Incredibilmente NO! Sembra che la sola minaccia di capire il comportamento delle particelle, quando queste hanno già passato il divisorio, sia in grado di modificare la natura dell' esperimento. Nella nostra successione degli eventi avremo che al tempo t1 le particelle passano il divisorio con due fenditure, e siccome incontreranno il rilevatore al tempo t2>t1 il loro comportamento dovrebbe essere determinato solo da quello che è successo loro fino al tempo t1 e secondo quanto detto prima dovrebbero ricreare una figura di interferenza. Invece i fotoni è come se sapessero che al tempo t2 che per noi è il futuro, c'è un rilevatore pronto a rilevarli per cui manifestano un comportamento differente da quanto ci si aspetterebbe, e la figura di interferenza non si presenta. In termini tecnici si parla di collasso della funzione d' onda.
E questo è poco se confrontato al cosidetto esperimento della cancellazione quantistica in cui è possibile cambiare il risultato dell' esperimento anche dopo che l' esperimento è avvenuto! (link)
Non notate una qualche somiglianza con quanto accaduto all' lhc?. Sembra una sciocchezza ma dopotutto chi non ci dice che possa essere vero? Feynmann disse delle nanotecnologie quando ancora era anche solo difficile immaginarle, negli anni 50, "c'è tutto un sacco di spazio l' ha sotto", io direi ci sono un sacco di cose che neanche immaginiamo, e forse è un pò un azzardo mettere in piedi un esperimento limite da cui può scaturire qualcosa che va ben oltre la nostra attuale conoscenza.
Un Voyager nella mente di Giacobbo
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- Pubblicato Domenica, 08 Novembre 2009 08:53
Ultimamente il personaggio in questione mi è un pò scaduto anche a seguito della pubblicazione del suo libro sulla fine del mondo nel 2012, che credo gli abbia fruttato un bel pò di soldini speculando sull' ignoranza e sulla creduloneria della gente. Peraltro quello che dovrebbe essere palese a tutti è la risposta a questa domanda:" ma se Giacobbo crede veramente che nel 2012 ci sarà la fine del mondo tanto da aver scritto un libro che c' ha da ridere sempre...?". Chiaramente la risposta non può che essere una. Forse ride delle sue castronerie ma forse, cosa ancora più grave, ride degli stolti che come pecore corrono a comprare il libro per farsi illuminare da cotanto scienziato. Ho detto illuminare non a caso, in quanto, leggendo su un altro blog ho trovato una perla contenuta nel libro. Eccola in tutta la sue agghiacciante bellezza:"Di fatto, tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta del XX secolo, nell'atmosfera terrestre ha improvvisamente fatto la sua comparsa un numero sempre crescente di particelle di luce dette "fotoni".
Dice proprio così a pagina 127 (per chi vuole andare a comprare il libro e controllare...), in sostanza i fotoni sono quelli che ci permettono di vedere e non sono improvvisamente apparsi negli anni settanta ad illuminare le nostre vite e nemmeno ad illuminarci dal buio dell' ignoranza nel momento il cui Giacobbo ha cominciato Voyager.
Devo comunque essere sincero: ho guardato un pezzo su Nikola Tesla di una vecchia puntata su Voyager, su youtube, ed alcuni documentari sono ben fatti e validi finchè non si vuole forzare a raccontare eventi sensazionali allo spettatore, laddove invece, la realtà è molto banale.
Il documentario parla appunto di Nikola Tesla, uno scienziato dimenticato del secolo scorso, a cui si devono importanti scoperte sull' elettricità-prima fra tutte l' utilizzo della tensione alternata per l' illuminazione al posto della tensione continua-e sul magnetismo. Uno scienziato, ma prima di tutto un uomo, che dopo essere stato deriso per anni per le sue bizzarre teorie ha visto riconosciuta postuma la sua grandezza tanto che gli è stata intitotolata l' unità di misura dell' induzione di campo magnetico, il Tesla. A partire da tale filmato in cui si accenna che del disastro di Tunguska nel 1908 si arrivò sui giornali ad accusare Tesla per i suoi esprimenti sull' elettricità nella ionosfera, girovangando tra un link e l' altro mi sono imbattuto in un video su youtube in cui si parla di un misterioso macchinario alieno situato in profondità nella steppa siberiana, con lo scopo di proteggerci dai corpi celesti in rotta di collisione con la terra. Se fosse così saremmo a posto, protetti anche da Niribu.
Chissà se Giacobbo è a conoscenza di questo: potrebbe scrivere un altro libro in cui ci rassicura da tutte le preoccupazioni che ci ha fatto venire con il primo. Secondo me sarebbe un nuovo e grande successo editoriale.
I cinesi eravamo noi
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- Pubblicato Giovedì, 22 Ottobre 2009 18:35
Si fa tanto parlare in questi giorni di posto fisso o posto flessibile dopo le dichiarazione dle ministro dell' economia Giulio Tremonti in cui si elogiava il posto fisso. Per poi prontamente smentirsi che il giorno dopo, sulla scia di Lui,quando ha detto che è stato travisato dai giornalisti cattivoni, e che in realtà lui aveva detto una ovvietà in quanto per come gli avevano posto la domanda era come se gli avessero chiesto se preferisse stare al caldo o al freddo.
La risposta per tutti noi non può che essere una sola: ci piacerebbe stare al caldo di inverno e al fresco d' estate. Siamo un pò veltroniani in questo, poi in cosa si traduca questo seguendo la logica di Tremonti non si sa bene. Forse in qualcosa del tipo mi piace molto il posto fisso però solo se mi piace dove lavoro, guardando un pò il mio collega che non sopporto mi piacerebbe anche essere un pò flessibile, quel tanto che basta per poi ritornare ad essere fisso. Mi spezzo ma non mi piego insomma: si torna sempre li.
Quello su cui concorderemmo invece tutti è che tutti vorremmo guadagnare più di quello che prendiamo, non tanto di più, il giusto.
Perchè in questi giorni si sono evidenziati, al di là delle banalità sulla frase di Tremonti, due punti importanti:
- La flessibiltà è un concetto moderno, mentre il posto fisso è un residuo del passato
- La globalizzazione ha cambiato il mondo e quindi anche il mercato del lavoro
Sembrano due questioni scollegate ma in realtà sono intimamente legate, in particolare in un paese come il nostro con il terzo debito pubblico del mondo, un debito che si è alimentato grazie alle scelte fatte dai nostri padri negli anni 80 e che staimo pagando adesso e pagheremo in maniera ancora più pesente in futuro se non si adattano tempestivi e forse drastici provvedimenti. In secondo luogo con la globalizzazione dei mercati, prende piena forma la teoria economica di Ricardo per cui negli scambi commerciali tra due paesi per accrescere il benessere collettivo ogni paese deve specializzarsi nella produzione dei beni per cui ha un vantaggio comparato. Mi ricordo bene di Ricardo perchè me lo chiesero all' esame di economia. Ci si ritrova quindi a valutare nella produzione di cosa l' Italia goda di un vantaggio comparato in cui conviene specializzarsi. Certo non nella tecnologia che ha segnato nel nostro paese un crollo verticale a partire dagli anni 70: l' Olivetti, la Montedison sono oramai un lontano ricordo. L' Italia non può competere con paesi emergenti come l' India e la Cina che sfornano ogni anno 1 milione di ingegneri (1.000.000!) , che vengono pagati quasi in natura per lavorare.
Rendere il nostromercato del lavoro flessibile, con il prolifere delle false partite iva dei contratti a progetto mascherati da lavoro subordinato, non può essere un modo organico di contrastare questa tendenza, ma al limite può essere una boccata di ossigeno data ad un moribondo. E il tutto a danno dei lavoratori che vedono continuamente mortifcate le loro ambizioni, e calpestati i loro diritti. Non ha senso rincorrere la Cina e l' India su questo piano ed è anzi masochistico.
L' Italia purtroppo al momento, senza una riforma vera ed illuminata, deve puntare sui soliti cliche che tanto fanno felici gli stranieri: pizza, moda, gusto del bello. Non dico mandolino, tanto all' estero stanno già ridendo da un pezzo.
E vorrei ricordare quando dalle parti della Toscana,a Prato, non c'era casa che non avesse nello scantinato una officina di lavorazione della stoffa al fine di battere sul prezzo le costose stoffe inglesi. Una volta i cinesi eravamo noi.